mercoledì 31 agosto 2016

Il disastro dell'edilizia pubblica

Ci domandiamo perchè ormai in questo paese l'edilizia pubblica è allo sbando, dalle ricostruzioni dei terremoti all'expo 2015 di Milano.
Forse è bene mettere un pò di ordine.
L'edilizia pubblica del dopoguerra e anche prima delle guerre, è stata costruita e ricostruita con la legge fondamentale dei LL. PP. n° 2248 del 20/3/1865. Legge chiarissima nella sua stesura , lo dimostra la sua durata, 109 anni.
Venne infatti abrogata dalla legge Merloni, la n° 109/94. Un calvario continuo, a sua volta abrogata dall'art. n° 256 del D.Lgs. n° 163/2006.

Allo stato attuale la normativa vigente è rappresentata dal quadro che segue:


Come se non bastasse oggi siamo alle prese con il nuovo codice sugli appalti D.Lgs. N° 50 del 18/04/2016- Quello di 300 pagine circa e 356 articoli, con 167 errori accertati e con ancora indefiniti decreti attuativi. UNA BOLGIA, ANZI PER MOLTI UNA CUCCAGNA.

La legge fondamentale sui LL.PP. Del 1865 venne abrogata per la scoperta della corruzione. Di questo fenomeno fu incolpata la legge, troppo chiara e troppo efficace. Si ricorse pertanto alla nuova legislazione di cui sopra, ancora senza fine e la corruzione si è moltiplicata.

Cerchiamo allora di esaminare le vere cause.
Con l'entrata in vigore delle Regioni nel 1970, sono stati man mano depotenziati i Genio Civile provinciali, la cui struttura era comandata da un Ingegnere Capo e dotata di Tecnici di alta esperienza nei diversi settori dell'edilizia civile, come scuole, opere idrauliche, opere d'arte stradali ecc. Questi Uffici, per conto dei Comuni e delle Provincie, progettavano, dirigevano e collaudavano i lavori. La scuola del nostro Comune ne è un valido esempio.

La politica, senza distinzione di colore, ha voluto dare queste funzioni agli enti amministrativi, con la possibilità di scegliersi i progettisti, i direttori dei lavori e i collaudatori, oltre la gestione degli appalti. Da qui comincia il casino. Chi viene chiamato a queste funzioni?: gli amici di partito e la competenza passò in secondo piano.
Insomma prima il pubblico era di competenza del pubblico, il privato del privato.
Oggi, l'intreccio delle opere pubbliche con il privato è la causa fondamentale di questo disastro, annullando di fatto anche la competenza dei tecnici dipendenti pubblici diventati di fatto degli amministrativisti, addetti al rispetto della montagna di procedure, ma non a quella della regolarità tecnica dei lavori. Qualsiasi cosa d'interesse pubblico viene rimessa al tecnico privato, un Sindaco sente per un argomento 10 tecnici se va bene ottiene 10 versioni diverse.

I Pubblici Ministeri di Amatrice come quelli dell'Aquila, sempre dopo naturalmente, avranno da fare e non poco, ma sarà in gran parte lavoro sprecato.
Dopo il terremoto dell'Aquila ci furono 200 inchieste, 19 processi e assoluzioni a pioggia.

Il perchè lo spiega molto bene Carlo Nordio Procuratore aggiunto di Venezia:

Non è affatto semplice arrivare a una condanna per omicidio colposo o per disastro colposo, il reato classico del terremoto. Attenzione: nel processo non basta stabilire che i lavori siano stati fatti male, no si deve dimostrare che se fossero stati eseguiti nel migliore dei modi quella casa oggi non sarebbe in macerie, quel campanile non sarebbe venuto giù, quella chiesa sarebbe ancora al suo posto. Capito!”

l'indignazione di oggi lascerà il posto ad un interminabile guerra di perizie?

E' un rischio concreto: perizie e controperizie in un estenuante duello tra le parti. Con una ulteriore problematica: se scopriamo che i privati per risparmiare non hanno effettuato le migliorie previste che facciamo, mettiamo sotto inchiesta le famiglie dei morti?”

Vuol passare su decenni di ruberie?

Dobbiamo perseguire la tangente, il falso,l'abuso, ma il disastro colposo non ammette scorciatoie. E poi dobbiamo metterci in testa che nel codice penale non esiste l'imponderabile, anche se nel nostro paese sono stati processati perfino i professori che non avevano previsto, poveretti, il terremoto dell'Aquila”

Pensateci bene quanto sarebbe più facile:
pubblico al pubblico dalla A alla Z e privato al privato, se non si ritorna su questa strada non ne verremo fuori. L'edilizia pubblica deve ritornare pubblica e centralizzata provincia per provincia, nel caso di inadempienze sarebbe facilissimo trovare a chi attribuirle.
Alla politica spetta la programmazione non gli affari.

Angelo Cuicchi



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